Il codice Angelicano

 Presentazione 
di LUCA SERIANNI

     Come era lecito attendersi, questo 2021 che volge al termine ha segnato una fioritura particolarmente vivace e variegata di studi danteschi. A parte quelli che appartengono a tipologie canoniche (come le monografie sulla vita di Dante, o i nuovi commenti al poema), pensiamo ai libri che mirano al coinvolgimento di lettori non specialisti, scritti da grandi studiosi, abitualmente dediti alle severe imprese della filologia: penso al brillante e gustoso L’uovo di Dante. Aneddoti per la costruzione di un mito, Roma, Carocci, 2021 di Luca Carlo Rossi o a La Divina Commedia “per bambini” realizzata da Paolo Pellegrini, per i testi, e da Fabiano Fiorin, per le illustrazioni, Milano, Hachette Fascicoli, in edicola a partire dall’agosto 2021.

  Non mancano certo imprese di natura propriamente filologica: la più rilevante è l’imminente nuova edizione critica della Commedia per le cure di Giorgio Inglese (Dante Alighieri, Commedia, a cura di G. I., Firenze, Le Lettere, 2021). In questo àmbito spicca la monografia che Giovanni Pelliccia, grazie anche alla lungimiranza editoriale dell’editore sublacense Antonio Scenti, ha dedicato a un codice ben no-to agli studiosi, che Giorgio Petrocchi diceva «ancora poco studiato» (e la situa-zione non è mutata fino ad oggi).

    Si tratta del codice Angelicano 1101: poco meno di cento carte, vergate da cinque mani diverse, tutte fiorentine. Pelliccia ipotizza fondatamente che l’Angelicano «si rispecchi nella facies peculiare di quel torno di tempo che va dal 1351 al 1375». Il lavoro, frutto di molti anni di appartato e silenzioso impegno, è estremamente accurato, dall’indagine sul manoscritto allo spoglio linguistico, condotto con gli strumenti della linguistica computazionale, fino all’edizione del manoscritto. Molto ricca e aggiornata la bibliografia finale.

   Colpisce il fatto che la lingua del codice rientri bene nell’alveo del fiorentino di tardo Trecento: con tratti arcaici superstiti e con singole, ma tutto sommato modeste, aperture agli altri volgari toscani. Interessante la resistenza a influssi pisani: è decisamente sporadico [s] per [ts], uno dei più marcati occidentalismi (resurresion) e, d’altra parte, non si hanno tracce di un altro tratto toscano occidentale, l’opposizione grafica tra sibilante intervocalica sorda e sonora: la grafia <s>, co-me nell’ortografia attuale, è sistematica, senza traccia di grafie come <chieza> e simili, in cui <z> contrassegna la sonora. Quasi a bilanciare (non so quanto consapevolmente) l’asciutta referenzialità dell’indagine filologico-linguistica, il dettato di Pelliccia è ricercato e talvolta prezioso. Ecco l’incipit del libro, nella Premessa – Appello al lettore:

   "Aguzza qui, lettor, ben li occhi al vero… dirà Dante al pellegrino-lettore che insieme a lui cammina nella valletta del Purgatorio, e come l’everyman di Singleton, anche qui il lettore diventa l’everyreader del monumento nazionale della lingua italiana, quando nell’anno 2021 si celebra il settecentenario della morte del suo conditore, l’italiano Dante Alighieri".

  M’è parso giusto chiudere questa breve Presentazione, facendo sentire la voce di chi ha dedicato tante cure al venerabile testimone conservato dalla Biblioteca Angelica e alla sua lingua. Una fatica della quale gli studiosi gli saranno certamente grati.

Luca Serianni
   19 ottobre 2021


Il codice Angelicano


 Presentazione di  

LUCA SERIANNI


   Come era lecito attendersi, questo 2021 che volge al termine ha segnato una fioritura particolarmente vivace e variegata di studi danteschi. A parte quelli che appartengono a tipologie canoniche (come le monografie sulla vita di Dante, o i nuovi commenti al poema), pensiamo ai libri che mirano al coinvolgimento di lettori non specialisti, scritti da grandi studiosi, abitualmente dediti alle severe imprese della filologia: penso al brillante e gustoso L’uovo di Dante. Aneddoti per la costruzione di un mito, Roma, Carocci, 2021 di Luca Carlo Rossi o a La Divina Commedia “per bambini” realizzata da Paolo Pellegrini, per i testi, e da Fabiano Fiorin, per le illustrazioni, Milano, Hachette Fascicoli, in edicola a partire dall’agosto 2021.


  Non mancano certo imprese di natura propriamente filologica: la più rilevante è l’imminente nuova edizione critica della Commedia per le cure di Giorgio Inglese (Dante Alighieri, Commedia, a cura di G. I., Firenze, Le Lettere, 2021). In questo àmbito spicca la monografia che Giovanni Pelliccia, grazie anche alla lungimiranza editoriale dell’editore sublacense Antonio Scenti, ha dedicato a un codice ben noto agli studiosi, che Giorgio Petrocchi diceva «ancora poco studiato» (e la situazione non è mutata fino ad oggi).


   Si tratta del codice Angelicano 1101: poco meno di cento carte, vergate da cinque mani diverse, tutte fiorentine. Pelliccia ipotizza fondatamente che l’Angelicano «si rispecchi nella facies peculiare di quel torno di tempo che va dal 1351 al 1375». Il lavoro, frutto di molti anni di appartato e silenzioso impegno, è estremamente accurato, dall’indagine sul manoscritto allo spoglio linguistico, condotto con gli strumenti della linguistica computazionale, fino all’edizione del manoscritto. Molto ricca e aggiornata la bibliografia finale.


   Colpisce il fatto che la lingua del codice rientri bene nell’alveo del fiorentino di tardo Trecento: con tratti arcaici superstiti e con singole, ma tutto sommato modeste, aperture agli altri volgari toscani. Interessante la resistenza a influssi pisani: è decisamente sporadico [s] per [ts], uno dei più marcati occidentalismi (resurresion) e, d’altra parte, non si hanno tracce di un altro tratto toscano occidentale, l’opposizione grafica tra sibilante intervocalica sorda e sonora: la grafia <s>, come nell’ortografia attuale, è sistematica, senza traccia di grafie come <chieza> e simili, in cui <z> contrassegna la sonora. Quasi a bilanciare (non so quanto consapevolmente) l’asciutta referenzialità dell’indagine filologico-linguistica, il dettato di Pelliccia è ricercato e talvolta prezioso. Ecco l’incipit del libro, nella Premessa – Appello al lettore:


   "Aguzza qui, lettor, ben li occhi al vero… dirà Dante al pellegrino-lettore che insieme a lui cammina nella valletta del Purgatorio, e come l’everyman di Singleton, anche qui il lettore diventa l’everyreader del monumento nazionale della lingua italiana, quando nell’anno 2021 si celebra il settecentenario della morte del suo conditore, l’italiano Dante Alighieri." M’è parso giusto chiudere questa breve Presentazione, facendo sentire la voce di chi ha dedicato tante cure al venerabile testimone conservato dalla Biblioteca Angelica e alla sua lingua. Una fatica della quale gli studiosi gli saranno certamente grati.


LUCA SERIANNI

  19 ottobre 2021


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